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I sogni e i colori di Mirò

“Lo spettacolo del cielo mi sconvolge. Mi sconvolge vedere, in un cielo immenso, la falce della luna o il sole. Nei miei quadri, del resto, vi sono minuscole forme in grandi spazi vuoti.”

(Joan Miró)

Joan Miró nasce a Barcellona poco prima della fine dell’Ottocento, e la sua trasgressione anticonformista riempie di tratti liberi e di colori le sue sensazioni più intime, trasferendole sulle sue tele, in maniera empatica e brillante.

Un linguaggio artistico che rifugge le convenzioni del tempo in modo così incisivo da divenire universale.

Trascorse l’ultimo periodo della sua vita “lavorando come un giardiniere” nella sua villa/atelier a Maiorca, immerso in quell’atmosfera naturale di fanciullezza che mai abbandonerà la sua pittura.

Paesaggi, animali, elementi naturali sono la sua principale fonte di ispirazione. La sua pittura si perde nell’osservazione del cielo sfumata tra i sogni, che è la stessa dimensione in cui ci trasporta se ci abbandoniamo alle sue linee spontanee ed emotive.

 

Un importante esponente del Novecento che, con la sua poesia, restituisce una  visione del mondo personalissima.

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“La geometria é la sintesi di tutto”

“La geometria, quando è certa, non dice nulla del mondo reale“

(Albert Einstein)

Ma a Paul Cézanne la superficie non interessa. La supera. Sceglie strutture stabili, con più dimensioni, potenti. Non importa che l’effetto sia grazioso, dipingere, secondo Paul, é”raggiungere armonia in numerosi rapporti”ma i suoi, sono piuttosto quelli di forza, tra spatola e corpo del colore. Meglio scolpire che sfumare. Gli autoritratti ce lo mostrano”bruttino”e in effetti é forse stato sempre scontento di sé; ha sofferto per le critiche impressioniste e si é isolato, sino alla sincope da polmonite (un temporale lo aveva sorpreso a dipingere en plein air…)

La montagna di Sainte Victoire non vibra come un’impressione, ma ha attorno un cielo spesso, su cui insistono altri volumi, e non c’é nulla che distolga dell’equilibrio.

Tutti i pezzi si potrebbero incastrare suonando così:

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Impressioni dal vero

I colori sulla tavolozza vanno messi in un ordine preciso. Un vero paesaggista en plein air li pesca senza guardare. Lorenzo Delleani lo fa, e può concentrarsi sul punto di vista rivolto al cielo (molto) da vicino. Sono oli grassi, in stesure di colore corposo. Nelle nuvole, imprigiona a fatica, masse di luce tra grumi di colore.

Il problema della noia dei paesaggi non é il soggetto, ma la poetica. Serve una ribellione. Il parametro asettico delle campiture piatte, non vuole saperne di essere sovvertito, occorre combattere. Passare da “vedere” a “sentire” richiede una tecnica moderna, che materializzi il colore, e lo spirito aperto di chi dentro al paesaggio vuole starci per viverlo. Un paesaggio realista é una persona egocentrata e uguale a se stessa, carattere immediato e poca lirica. I “dintorni di una città” di Delleani partono alla ricerca della vita che pulsa, e ci mettono meraviglia nel dirci, lì attorno, quanta gioia c’é.

“Nonostante i suoi inganni, travagli e sogni infranti, questo è pur sempre un mondo meraviglioso. Sforzati d’essere felice.”

(Manoscritto del 1692 trovato a Baltimora nell’antica Chiesa di San Paolo)

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