É successo a tutti. A lei, di più.
Il suo promesso sposo non solo l’ha mollata, porta anche all’altare “l’altra”, già vestita di bianco, sullo sfondo, con tutto il paese appresso.
Se la ragazza sta piangendo, le lacrime sono chiuse tra le pennellate, rosse e verdi, che si accumulano a comporle il viso divisionista. Giuseppe Pellizza (da Volpedo-se l’é aggiunto lui per darsi tono) la mette al centro di un paesaggio gigante, come il suo dolore, e le lascia vicino solo un bastone e una pecora a tirarla su.
Anche Pellizza saprà cosa vuol dire non esser capito.
Dopo gli anni passati tra infiniti tocchi brevi di colore diviso per “Il quarto stato” (http://www.pellizza.it/quarto.htm ) opera non apprezzata, sarà questo lavoro lo sfondo con cui sceglierà di togliersi la vita nel suo studio.
“Speranze deluse” é invece il titolo della nostra pastorella.
Ma non disperare fanciulla, se l’omino non conosceva il valore di una promessa, che vita sarebbe stata? Metti una canzone che ti piace, vai da un’amica nel pascolo vicino e impugna il bastone come una spada per partire alla conquista di chi non avrà alcun bisogno d’essere convinto.
Io propongo la versione orchestra. Funziona sempre.