Diario di viaggio
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Diario di viaggio

Stavo pensando se tutti siano stati bene in viaggio.

Se sia piaciuto al signore con gli occhialini che mi ripeteva sempre -milleecento di pensione io-cinquecento mia moglie-il figlio-che ha due bimbi e non lavora. Sai Chiara, mia moglie si è operata al cuore, mica possiamo fare tutto.
E la cicatrice prima io non l’avevo sentita, dopo non potevo fare a meno di fissarla, ogni volta, partire esatta da sotto al collo e spiegarmi lo sterno.

Se sia stata bene Cesarina, per cui bisognava far cucinare in bianco, senza sale, senza verdure, senza pomodoro. Senza cucinare.
Parlava con le altre persone come se afflitta da un costante senso di vertigine, piegandosi delicatamente in avanti come a cacciare la testa fuori dalla sua membrana personale, col timore di essere scoperta, tenendo gli occhi apertissimi.

Anna, ex presidente del gruppo anziani era nativa di Cipro. Ha passato il testimone, ma conserva molti consigli severi da imporre. Carichiamo prima le valigie, facciamo colazione presto, qualcuno chiuda il gruppo.
E poi la trovo spaesata nell’unica rampa di scale tra la reception e la sala colazione, che mi chiede con la cz pizzicata greca se sapessi dove trovare un tovagliolo per pulirczi i baffi.

Alcuni sono andati via senza neanche salutarmi, altri mi hanno baciata e abbracciata. Una signora mi ha stretta forte e ha insistito per infilarmi in tasca tutte le monete che le erano rimaste, perché era stato il viaggio più bello.

Vorrei aver vissuto tutte le loro vite, sapere come diavolo ha fatto la signora Giulia a farsi regalare dal marito, un maestoso burbero, la fede sarda per i cinquantacinque-mila- (credo) anni di matrimonio festeggiati in viaggio.

Quali parole sono state bugie, quali smorfie, quale il loro ruolo più difficile, quale contentezza.
Da cosa si son dovuti mettere a riparo, quali incontri hanno cambiato ogni cosa, quali poesie d’amore avrebbero voluto scrivere.

La vita si manifesta in mille modi possibili. Impossibile è non reagire.